IL COLLOQUIO CON L’ADOLESCENTE. UNO STRUMENTO PSICOLOGICO

Il quadro dei problemi.
Quando si parla di preadolescenza e di adolescenzain termini di disagio psicologico, si fa riferimento al lutto, alla depressione, alla tendenza all’agito con continue oscillazioni di umore e difficoltà dei genitori a mettersi in rapporto con i propri figli.
Esiste il rischio di drammatizzare eccessivamente questo passaggio di crisi evolutiva, considerandola patologica, oppure, all’altro estremo, di banalizzarlo troppo, “tanto è tipico dell’adolescenza”.
Le forme patologiche sono ben altra cosa, rispetto alle manifestazioni tipicamente adolescenziali; per esempio, cosa distingue una manifestazione adolescenziale da una forma patologica come la tendenza antisociale?
Il meccanismo dinamico e l’eziologia di ciascuna delle due sembra essere differente: “Nell’adolescenza vi sono vuoti e depressioni da colmare per sentirsi reali; nella vera condotta antisociale stanno alla base deprivazioni e bisogno di ottenere restituzioni, da un lato, e contenimento, dall’altro, da parte della società” (Dispensa del C.I.PS.PS.I.A., L’Adolescenza negli scritti di Winnicott).
Nel fenomeno adolescenziale è possibile che, facendo parte di un gruppo, si tendano a imitare soggetti che compiono azioni antisociali; coloro che imitano spesso sono quelli che hanno maggiori difficoltà, cioè coloro che occupano le posizioni più estreme all’interno del gruppo. Possiamo dire che il soggetto antisociale può essere imitato ma con motivazioni diverse, meno profonde; vale a dire che se nel gruppo c’è un ragazzo che è pronto a imitare una azione antisociale è possibile che questo faccia sentire “reali” tutti gli altri e possa contribuire a dare struttura al gruppo, anche se nessuno di loro, singolarmente, avrebbe commesso o approvato quell’azione antisociale.
Gli adolescenti per sentirsi “reali” hanno bisogno dell’”azione” o “agito”, meccanismo, questo, che sembra avere una chiara funzione difensiva, cioè evitare l’angoscia; senza dimenticare che l’adolescenza passa attraverso un periodo depressivo per cui l’angoscia è qualcosa con cui l’adolescente deve fare i conti.
Inoltre, quando si tratta il tema dell’adolescenza si affronta anche quello dell’indifferenza: ossia il giovane sembra strafottente, non sembra provare alcun senso di colpa, ma in realtà non è proprio così: nell’adolescente esiste un SuperIo alquanto primitivo e persecutorio, che spesso lo spinge a condotte a rischio “per punirsi”.
La psicopatologia adolescenziale si basa su criteri comportamentali e psicologici in cui si notano una preminenza di agiti, sia nel mettere in atto comportamenti, sia nell’esternalizzare i conflitti.
Tra le forme di patologia più frequenti ritroviamo i passaggi all’atto come fughe, vagabondaggi, furti; centrate sul corpo troviamo anoressia, bulimia, scarificazioni, tatuaggi, piercing ecc.
A questo proposito sarebbe interessante capire se l’insorgere della psicopatologia nell’adolescenza possa essere legato a una fase di transizione o se invece si tratta di una patologia manifestatasi nel corso dell’infanzia che viene a essere traslocata nell’adolescenza.
Alcune ricerche sull’adolescenza sembrano dimostrare che vi è una correlazione fra una patologia infantile e la successiva fase di comparsa della patologia nell’adolescenza. Tuttavia per capire appieno l’adolescenza bisogna sempre partire dalla normalità, per poi poter cogliere eventuali deviazioni, soprattutto in campo psicoterapeutico.

(chi è interessato a leggere l’intero studio può scrivermi a paola@paolaspeziale.it)

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